lunedì 10 maggio 2010

Il mondo visto da McCurry


Sono stato a visitare la mostra di Steve McCurry a Perugia. Il commento più intelligente che mi sento di fare è: andateci.
Molte delle foto sono famose, alcune famosissime, ma il fatto di possederle già nel proprio immaginario non impedisce di restare senza fiato per lo stupore. L'allestimento semplice ma suggestivo (un labirinto di isole da percorrere in libertà), un'illuminazione che riesce a dare tridimensionalità alle immagini (salvo un paio di disattenzioni, con la luce completamente sbagliata), uno spazio adeguato - la splendida Sala Podiani - a fungere da preziosa cornice: tutto contribuisce a rendere vive le 240 fotografie presentate, come mai riusciranno ad essere viste sulle pagine di un catalogo.
Le inquadrature sempre perfette, mai scontate, un senso istintivo della composizione, la capacità di raccontare una situazione non come la vedrebbe un estraneo, ma dal "di dentro". E poi colori, colori su tutto, gridati o sussurrati, tanto densi da farsi quasi odori. E quei ritratti, vivi, veri, che racchiudono vite intere, quegli occhi (ah, gli occhi!) che ti fanno risuonare dentro sofferenze e speranze.
C'è un punto, al centro dell'area dei ritratti, in cui se ti guardi intorno avverti la trama di quegli sguardi posarsi su di te: in quel momento, non sei più tu che osservi le tante vite che si sono soffermate per un attimo davanti all'obiettivo di McCurry, ma sono loro, anzi è la vita stessa, che osserva te.

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