giovedì 24 marzo 2011

Vecchi coccodrilli

Il necrologio funebre apparso sul New York Yimes per ricordare Elizabeth Taylor è stato scritto da un giornalista deceduto quasi sei anni prima. (via gravità zero)

In Italia si tende a pensare che i necrologi siano una forma di giornalismo di serie B, magari da affidare a qualche novizio o a vecchi giornalisti in declino. Nel mondo anglosassone invece l'obituary rappresenta un vero e proprio genere letterario. Con qualche distinzione: gli inglesi non descriverebbero mai nei minimi dettagli le malattie che hanno causato la morte come piace invece fare agli americani, mentre questi ultimi non vedono di buon occhio l'eccesso di pettegolezzo che si trova nella stampa mortuaria inglese.
Richard Pearson, famoso specialista di necrologi del Washington Post, soleva dire: «A me i pezzi li assegna Dio».

Imperdibile

Lo pretendo. Si può comprare qui.

lunedì 21 marzo 2011

Primavera

Conosco una città
dove la primavera
arriva e se ne va
senza trovare un albero
da rinverdire,
un ramo da far fiorire
di rosa o di lillà.

Per quelle strade murate
come prigioni
la poveretta s'aggira
con le migliori intenzioni:
appende un po' di verde
ai fili dei tram, ai lampioni,
sparge dei fiori
davanti ai portoni
(e dopo un momentino
se li prende un netturbino...).

Altro da fare
non le rimane,
per settimane e settimane,
che dirigere il traffico
delle rondini, in alto,
dove la gente
non le vede e non le sente.
Di verde in quella città
(dirvi il suo nome non posso)
ci sono soltanto i semafori
quando non segnano rosso.

G. Rodari, da "Filastrocche lunghe e corte"

giovedì 17 marzo 2011

L'Italia da domani

Abbiamo avuto delle perplessità sull’investimento messo in questa festa che celebra quel che l’Italia è stata e non è stata finora, investimento fatto mentre sottraiamo ogni giorno impegno a ciò che l’Italia dovrebbe e vorrebbe essere. Sono i tempi più mediocri della storia nazionale. Ma sancire da dove ripartiamo, prima di ripartire, è una tappa promettente: e tutte le recenti riscoperte di quello che è successo prima che ci trovassimo qui sono un bel capitale iniziale. Però i capitali si investono, per costruire: non si passa il tempo a rimirarli, a stivarli sotto il materasso e a contare le monetine. L’Italia che da domani ci interessa è quella del 18 marzo, e del 19, e del 20, e così via. È l’Italia dei giorni normali, non dei momenti drammatici. È la nostra capacità di produrre qualcosa di cui andar fieri che non risalga a prima dell’alluvione di Firenze, che non abbia sempre e solo a che fare con la tragedia e la sconfitta, che riguardi l’Italia come è oggi e non solo come è stata a volte una montagna di anni fa. La nostra capacità di non dovercela sempre far prestare da qualche antenato, l’Italia.

Buon 17 marzo, e poi darsi da fare e meritarsela.
sacrosantemente rebloggo
(da Il Post)

Con gli occhi asciutti nella notte scura

Auguri Belladonna

Una volta – ero all’estero – entrai in un negozio molto bello, incredibilmente bello. Assomigliava a un museo. Era costruito come se fosse una foresta incantata, e tutte le cose apparivano appoggiate in maniera estrosa e disordinata. Sembrava l’avessero messe lì per l’esposizione più che per la vendita.
Stetti nell negozio un sacco di tempo, e alla fine mi decisi a comprare qualche cianfrusaglia. Arrivato alla cassa scambiai due parole con il proprietario: «di dove sei?», mi chiese. Quando gli risposi che ero italiano mi guardò come un venditore di palloni guarderebbe Roberto Baggio: «Italiano? Allora ti vorrei fare una domanda», mi disse. Era quasi deferente, come si parla con un esperto. «Dimmi, ti piace il mio negozio?».
Gli risposi quello che pensavo: mi piaceva eccome quel negozio, era proprio bello. E si vedeva quanto ci tenesse, per come l’aveva fatto. Allora lui mi rivelò la chiave: «questo mi fa enormemente piacere – mi disse – ed è il complimento più bello che un italiano potesse farmi. Perché io ho provato a fare questo negozio come voi italiani fate qualunque cosa:
prima, che fosse bello; e poi, forse, che funzionasse».
Auguri Belladonna, da Distanti saluti

lunedì 14 marzo 2011

Apocalypse Nano


Le centrali nucleari italiane saranno sicurissime.
Noi italiani siamo precisi e organizzati, non casinisti come i giapponesi. Come sempre, i nostri appalti saranno limpidi come il cristallo, i nostri cantieri totalmente in regola, le nostre assunzioni basate sul più rigido criterio meritocratico, i nostri controlli rigorosi ed imparziali. Costruiremo centrali tecnicamente all'avanguardia, nel rispetto dell'ambiente e del territorio. Le scorie saranno smaltite in modo corretto e tempestivo, com'è sempre accaduto per ogni tipo di rifiuto urbano.
E poi l'Italia non è zona sismica.
Alessandra Daniele su Carmilla (continua qui)

Help Japan

(via The form of beauty)

domenica 6 marzo 2011

Essere Renzo Bossi


(via nipresa)
Rebloggo ma non ci credo. Dai, non può essere. E' sicuramente una clip costruita ad arte per mostrare la sua componente autoironica, come il libro di barzellette di Totti. E' così, vero? Dai, ditemi che è così...