giovedì 17 marzo 2011

L'Italia da domani

Abbiamo avuto delle perplessità sull’investimento messo in questa festa che celebra quel che l’Italia è stata e non è stata finora, investimento fatto mentre sottraiamo ogni giorno impegno a ciò che l’Italia dovrebbe e vorrebbe essere. Sono i tempi più mediocri della storia nazionale. Ma sancire da dove ripartiamo, prima di ripartire, è una tappa promettente: e tutte le recenti riscoperte di quello che è successo prima che ci trovassimo qui sono un bel capitale iniziale. Però i capitali si investono, per costruire: non si passa il tempo a rimirarli, a stivarli sotto il materasso e a contare le monetine. L’Italia che da domani ci interessa è quella del 18 marzo, e del 19, e del 20, e così via. È l’Italia dei giorni normali, non dei momenti drammatici. È la nostra capacità di produrre qualcosa di cui andar fieri che non risalga a prima dell’alluvione di Firenze, che non abbia sempre e solo a che fare con la tragedia e la sconfitta, che riguardi l’Italia come è oggi e non solo come è stata a volte una montagna di anni fa. La nostra capacità di non dovercela sempre far prestare da qualche antenato, l’Italia.

Buon 17 marzo, e poi darsi da fare e meritarsela.
sacrosantemente rebloggo
(da Il Post)

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