venerdì 2 aprile 2010

Pino tettetetela


Chi l'ha già visto avrà capito dal titolo del post che parliamo di Happy family di Salvatores. Sceneggiatura tutto sommato originale per un film italiano, si vede l'origine teatrale ma in questo caso è un pregio. Diverse scene divertenti, interpreti azzeccati e in palla (anche se c'è da dire che, come spesso accade soprattutto nei film nostrani, molti di loro sembrano recitare se stessi, o magari personaggi scritti su misura per loro, il che non è poi tanto differente).
Qualche sbavatura qua e là (l'inserto in bianco e nero con le scene notturne di Milano - anche se le immagini erano belle in sé - mi è parso un corpo estraneo; le scene d'amore tra Ezio e Caterina un po' troppo di maniera).
Regia che abbonda di citazioni anche molto esplicite, prima fra tutte il Wes Anderson de I Tenenbaum (la fotografia, i colori, i movimenti di camera, la modalità di narrazione, la caratterizzazione dei personaggi). Si ammicca anche a I soliti sospetti, nella panoramica sugli oggetti da cui il protagonista prende spunto per inventare il dipanarsi delle vicende ("si crea usando quello che uno ha in casa").
A proposito di ciò, un piccolo appunto filologico da piticchino qual sono io (chi mi conosce sa che posso fare anche di peggio): la colonna sonora è fatta prevalentemente da canzoni di Simon & Garfunkel, perché, come dice il protagonista-narratore mostrando una copertina del celebre Greatest hits, "è l'unico disco rimasto". Peccato però che delle canzoni poi utilizzate nel film (Kathy's Song, Leaves That Are Green, Cloudy, April Come She Will, Anji) solo la prima sia davvero compresa in quel disco (non mi risulta ci sia un unico vinile che le contiene tutte, una collection - digitale - in cui si possono trovare è invece questa).

1 commento:

  1. Anonimo15.4.10

    condivido molte osservazioni di MAU. prima tra tutte l'evidente citazione de I Tenenbaum che in verità riulta piuttosto appannata: manca quel palpabile moud intriso di tristezza e quel tono potentemente bislacco che ha permesso al film di Anderson di costiutire un gioiellino della cinematografia di questi tempi. Salvatores è stato, sia nello sviluppo della storia che nella costruzione dei suoi personaggi, molto più inquadrato in una certa ordinara ovvietà. Alla stessa Caterina manca la forte personalità (perdutamente strampalata, stralunata, e meravigliosamente snob) di Margot, che era IL personaggio del film statunitense. E, dunque, Salvatores si perde quando riporta il tutto alla ovvietà (le scende d'amore che MAU definisce di maniera e che io definisco ovvie, per non parlare del mazzo di rose alla fine del concerto etc., insomma, momenti di caduta di stile direi per una trama che voleva essere non banale). Tuttavia un film davvero godibile.
    Un appunto alla pedanteria di MAU: la copertina del vinile di S&G era solo un riferimento simbolico, chi l'ha detto che doveva essere una fedele rendicontazione della discografia riportata nel film ?....

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